Arriva la primavera e la bici esce finalmente dal suo ricovero invernale per riprendere a correre nella natura.
Quest’anno è il mezzo, leggero e discreto, per visitare le Valli di Comacchio.
Un ambiente questo bellissimo e fragile, in cui l’uomo è riuscito a convivere faticosamente per millenni. Ora rappresentano un museo naturale vivente, un mondo misterioso, dove ancora aleggiano le vicende del passato.
Così la due ruote inizia il suo viaggio da Comacchio e muove i pedali lungo un bellissimo argine, fiancheggiato da vari capanni per la pesca. Tutti in fila, uno più caratteristico dell’altro, mostrano ognuno la propria rete a bilancere, sospesa nell’attesa di essere immersa; nel frattempo può solo riflettersi nelle acque non precisamente limpide della laguna. L’argine conduce a Porto Garibaldi e da qui continua il pedalare tranquillo, ora tra due valli da pesca. Ogni tanto una pausa per ammirare una garzetta ferma vicino alla cannuccia palustre, uno svasso immobile in mezzo a cerchi concentrici o un cormorano in sosta. Ma non basta! si può godere dei tocchi di colore dei casolari rossastri oppure delle lingue di terra contorte che spezzano la monotonia degli specchi d’acqua; infine si può ascoltare lo stridio di stormi di fenicotteri in volo. Sono loro l’attesa principale della giornata, al mattino si notano appena in lontananza, ma si fanno notevolmente sentire. Al pomeriggio però, durante la visita alle saline, si mostrano più da vicino, bellissimi ed eleganti nella loro livrea rosa, popolano l’antico regno del sale. Un tempo questo si estendeva per undicimila ettari, ora le saline sono ridotte a soli seicento. Sono un fitto intreccio di canali, specchi d'acqua, con chiuse ed impianti di derivazione delle acque ed alcuni casoni dismessi. Tra le costruzioni spicca la torre degli Estensi, gli antichi dominatori di questo regno di acqua e terra dai confini incerti. Qui fin da tempi remoti si estraeva il sale, finchè l’attività fu interrotta nel 1984, perché non ritenuta più remunerativa. Da allora è divenuta una zona umida salmastra di notevole valore naturalistico, dove nidificano molti uccelli di palude e soprattutto, da alcuni anni, sostano anche i fenicotteri rosa. Invece garzette, cavalieri d’Italia e beccacce di mare popolano la laguna Fattibello; strano nome questo derivato dall’abitudine degli uomini, reduci da lunghi periodi trascorsi in mare, di rendersi presentabili, farsi appunto “belli”, prima del rientro alle loro dimore. Procedendo però all’interno delle saline, fenicotteri e fenicotteri in sosta soddisfano le attese dei naturalisti-ciclisti. Sono tranquilli, becchettano ed ogni tanto qualche uccello solleva le lunghe ali, quasi per mostrare l’intensa colorazione rosa, dovuta ad una particolare alimentazione di crostacei presenti nelle saline: questo piccolo crostaceo contiene un forte pigmento color porpora, che i bellissimi uccelli dal lungo collo sinuoso, assimilano con la nutrizione per riversarlo poi nel loro piumaggio.
Nel folto gruppo di volatili, si distingue un esemplare di dimensioni più piccole e dalla colorazione rosa più intensa; immediatamente attira tutti i binocoli su di sé. Con una certa probabilità potrebbe essere il fenicottero minore, una specie piuttosto rara. Gli animi dei naturalisti si esaltano e sperano di aver scoperto la rarità. La scienza si sa ha bisogno di ricerca e noi siamo apprendisti naturalisti, così qualche volta possiamo permetterci anche di sognare.
Antonietta