Gargano

SIAMO FINITI DENTRO UN QUADRO ?

La primavera regala colori, profumi ed atmosfere unici, non riscontrabili nelle altre stagioni. Tutto ciò non sfugge al gruppo naturalistico che di anno in anno propone sempre nuovi itinerari in luoghi di ineguagliabile bellezza. Questa volta è di scena il Gargano, un parco nazionale tutto da scoprire  in due giorni troppo brevi per un territorio così particolare. Ma l'assaggio lascia solo il desiderio di ritornare per una maggiore conoscenza. Due giorni per aprire gli occhi su due realtà completamente diverse: mare  e montagna con un denominatore in comune: le fioriture.

Il primo giorno è di scena il mare, visto da uno dei sentieri cosidetti “blu”. Un mare che accompagna, gioca a nascondino, perché ogni tanto, ma per poco, si nasconde, per riapparire subito dopo dietro una duna, stranamente abbellita da fiori gialli. Ora lo domini dall’alto di una delle tante punte ( Usmai , Sfinale…) che si protendono verso l’azzurro, ora lo accarezzi da una delle numerose piccole baie sabbiose, ora lo guardi incorniciato da una specie di oblò roccioso. In questo gioco di rientranze e sporgenze, di salite e discese esplodono le fioriture del cisto dai grossi fiori bianchi  e del mesembriantemo, che regala coltri viola sulle ampie distese.

In questo camminare tra Peschici e Vieste, appaiono imponenti costruzioni fitte di pali, simili ad alberature di navi, protese verso il mare. Sono  i trabucchi, enormi macchine di origini antichissima (addirittura si fanno risalire ai Fenici) , costruite dall’ingegno umano per la pesca, in particolare dei cefali. Queste costruzioni, all’apparenza fragili, sono in realtà robuste ed hanno sfidato il mare per lungo tempo: il trabucco più datato ha cento anni. Un sistema di pesca antico dunque, praticato quando l’uomo aveva bisogno di vincere le tempeste marine per sopravvivere. Oggi sono diventati un’attrazione turistica e solo pochi mantengono la loro funzione originaria. Tra un trabucco e l’altro spiccano anche le torri di avvistamento contro i saraceni ( in Puglia se ne contano addirittura centocinquanta); a pianta quadrata, risaltano tozze e rossastre sullo sfondo blu del mare, costruite in posizione elevata e panoramica dovevano impedire lo sbarco di eventuali assalitori.

Il secondo giorno il panorama è decisamente diverso: la montagna la fa da padrone. Ci si immerge nella Foresta Umbra, un monumento della natura che dal mare sale oltre ai mille metri. Il nome stesso è particolare, sta a significare cupa, ombrosa. In realtà trasmette una sensazione di luce filtrata dal fogliame primaverile.

Qui i giovani alberi vogliono seguire le orme dei patriarchi, vogliono farsi insegnare da loro come si fa a vivere per centinaia di anni. Infatti il sentiero si snoda tra enormi faggi, autentici monumenti vegetali; sono i prodotti del  gigantismo, un fenomeno che regala alle specie vegetali proporzioni superiori alla norma. Inoltre il clima fresco fa si che il faggio cresca ad altezze straordinariamente basse per una zona con caratteristiche mediterranee.

Un’enorme ricchezza floreale dunque, che pone il Gargano al primo posto in Europa ed in tutto il Mediterraneo. Anche il sottobosco esplode di fioriture: dapprima appaiono l’orchidea Lutea e l’Anemone hotensis. Ma sono solo piccoli assaggi, di quanto apparirà poco dopo. Gli alberi diradano ed appare un’ampia radura verde trapuntata di bianco e viola: sono le fitte fioriture di pratoline e viole, fiori semplici, quasi banali, ma talmente folti da creare un effetto particolare. È un continuo crescendo, sempre più altisonante di fiori: Asfodeli bianchi e gialli ( Asfodelina lutea), Iris nano e orchidee. Già le orchidee! Il Gargano  ne ospita sessanta specie delle novanta riscontrabili in Puglia; un mondo affascinante, che richiama studiosi da paesi lontani.

Neppure la pioggia riesce a spegnere quelle tonalità uniche e irrepetibili di bianco, giallo, viola, rosa. A volte risulta perfino difficile il camminare, bisognerebbe volare per non calpestare qualche fiore. Fino all’apoteosi finale: una fioritura a perdita d’occhio, di una bellezza sconvolgente, incredibile, di iris.  Sembra di essere dentro un quadro di Vangog, tra quei suoi giaggioli viola, con l’aggiunta di tocchi bianchi e lilla.

Queste immagini rimarranno per sempre nella mente degli escursionisti, lasciando in ognuno il desiderio di ritornare laggiù nello sperone d’Italia.

Antonietta

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