IN BICI TRA NATURA E STORIA
Come ormai da tradizione all’inizio della primavera la bici esce per esplorare nuovi lembi di territorio. Quest’anno si muove tra terre ricche di natura e di storia.Lo scenario è dato dalla foce del fiume Reno, che finisce la sua corsa vicino alle Valli di Comacchio, gli innumerevoli specchi d’acqua salmastra popolati da ricca avifauna.
Le ruote, impazienti di andare, prendono avvio da S. Alberto, frazione di Ravenna, attraversano il fiume, ormai alla fine del suo tragitto e tentano di correre. Ma la cosa è piuttosto difficile, in quanto sono continuamente rallentate dalla vicina presenza dei volatili. L’anima del naturalista prevale su quella del ciclista ed è un continuo saliscendi dalla bici per ammirare gli stormi di fenicotteri intenti a becchettare nelle lagune; appaiono come puntini lontani, appena rosati, oppure si scorgono spiando tra le cannucce ancora secche, ancora nuotano maestosi quasi in fila indiana, infine si alzano in volo, spiegando le ampie ali e mostrando così il piumaggio rosa intenso.
Ma tra le geometrie degli specchi d’acqua, accesi dal sole della splendida giornata, nuotano anche aironi cinerini e cavalieri d’Italia. Il primo, in tranquillo riposo, viene disturbato dai curiosi ciclisti ed indispettito se ne va, mostrando il suo volo imponente.
Anche i cavalli, allo stato brado, brucano tranquilli nelle verdi e strette strisce di terra, che spezzano l’azzurro delle acque. La ciclabile continua il suo andare tra ampie distese di color bruno-dorato, residui della vegetazione invernale, interrotte da filari di pruni in fiore, fiancheggia le enormi reti a bilanciere sospese tra terra e cielo, in attesa di essere immerse per caricarsi di pesci.
Contemporaneamente però sfiora i segni della storia.
Tutto qui parla di Anita Garibaldi: lapidi, steli, cippi ricordano in vari punti il passaggio dell’Eroe dei due Mondi e della sua compagna. Una data è ricorrente, 4 agosto 1849, vicino alla casetta dove trovò riparo, mentre braccato fuggiva, ed ancora in una stele (4) solitaria con i due nomi affiancati. Però l’apoteosi è raggiunta nel cippo, che ricorda il luogo dove fu temporaneamente sepolta.
Ma chi era Anita Garibaldi? Disturbiamo la Storia e scopriamo che lei era una giovane sudamericana, che per amore lasciò tutto e seguì Giuseppe prima nella sua terra e più tardi nella futura Italia. Gli diede quattro figli, di cui solo due sopravvissero e, nonostante fosse incinta, febbricitante lo seguì a cavallo nella sua fuga, dopo la caduta della Repubblica Romana. Il marito, dopo aver messo in salvo i suoi seguaci, avrebbe voluto raggiungere Venezia, l’unica città capace di resistere ancora alla disfatta della Prima Guerra d’Indipendenza. Ma proprio in queste terre la forte amazzone fu stroncata dalla febbre. Fu sepolta dove ora si erge il cippo, lungo via Mandriole, dove la bici si ferma quasi a rendere omaggio ad un’eroina d’altri tempi.
Dopo la due ruote riprende il suo andare lungo il tranquillo canale di Reno fino a terminare la sua corsa nuovamente a S.Alberto.
Antonietta